viernes, 14 de agosto de 2009

Este poema era meu. Agora não é mais. 3

io sono l’acrobata del sedile anteriore
e solo tu mi vedi. lascerò
le due mani sul vetro e contorcermi
allacciato a questa cintura che mi libera
dal male, tutta sorte cattiva, casualità,
iettatura e frenate brusche, questi
i minuti ultimi del grande
spettacolo, finché tu vada via, strappando
con vagare la tua faccia triste, così piccola
come se volessi arrivare a qualche posto.
dove devi andare. i fuochi della cucina
non funzionano e non abbiamo fiammiferi. non
prenderemo calmanti naturali, ma esploderemo
con discreta naturalità.
lascerò i vetri socchiusi nella speranza
di ossigenare il mondo e affinché qualcuno
mi tagli i piedi e la fodera nuova.
io sono l’acrobata del sedile anteriore
e tu non mi vedi. la stessa aria che
respiro non è la tua, giacché siamo
separati. tra un passo e l’altro, un’
attesa alla fila della cassa elettronica
con i suoi misteri, contrassegni alfanumerici,
nostra sfinge possibile, un abisso.
un abisso. dì, anch’io dico: un abisso.

(davi pessoa)

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